In occasione della giornata della
memoria vi invito a meditare su
queste parole di Etty Hillesum,
giovane ebrea olandese morta ad
Auschwitz.
“In me non c’è un poeta, in me
c’è un pezzetto di Dio che potreb-
be farsi Poesia. In un campo deve
pur esserci un poeta, che da poeta
viva anche quella vita e la sappia
cantare. Di notte, mentre ero coricata nella mia cuccetta, circondata da donne
e ragazze che russavano piano, o sognavano ad alta voce, o piangevano
silenziosamente, o si giravano e si rigiravano – donne e ragazze che dicevano
così spesso durante il giorno ”non vogliamo pensare”, ”non vogliamo sentire,
altrimenti diventiamo pazze” – a volte provavo un’infinita tenerezza, me ne
stavo sveglia e lasciavo che mi passassero davanti gli avvenimenti, le fin troppe
impressioni di un giorno fin troppo lungo e pensavo: ”Su, lasciatemi essere il
cuore pensante di questa baracca.” (E. Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi,
Milano, p.230).
È straordinario come questa donna, consapevole di essere alla fine della sua
vita - infatti non molto tempo dopo, sarà “eliminata” nei forni crematori - pur
nell’inferno dei campi di sterminio di Auschwitz riesca a percepire la propria
vita illuminata da Dio e dunque ancora disponibile a non rinunciare alla propria
dignità di donna e a porsi come riferimento per le altre compagne di sventura
fino a chiedere a Dio di poter essere ancora al servizio degli altri come “un
balsamo per molte ferite”.
per il MFEB la presidente
Deborah D'auria
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