AFAR 

 POLVERE NELLA BIBBIA

 

«Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere»

 

SALMO 104,29


 

POLVERE COME TOMBA

Come  il salmo precedente, questo inizia e termina con la chiamata del salmista alla sua anima per benedire Dio. La vita stessa dipende dalla sua continua inspirazione. Il suo volto è la luce della creazione; respiro da Lui è la sua vita. Il ritiro di esso è la morte. Ogni cambiamento della condizione creaturale è operato da Lui. Egli è l'unica Fonte di Vita e la riserva di tutte le forze che servono alla vita o all'essere inanimato. Proprio perché gli esseri umani sono mortali, “ritornano nella loro polvere” e “tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere” (Ecclesiaste 3:20).

Ma il salmista non concluderà le sue contemplazioni con il pensiero della bella creazione che ritorna al nulla.

Perciò aggiunge un altro versetto che racconta di "la vita si riorienta dalla polvere". È proprio dalla polvere che bisogna ripartire per rinnovare se stessi. È necessario morire per poi rinascere come persona nuova. La polvere del passato è come una tomba che ci seppellisce e tiene immobili. La vita, non la morte, prevale nel mondo di Dio.

 

 

"Sor marchese, è l'ora"

 

 EPITAFFIO SULLA TOMBA DI ALBERTO SORDI

 

SCUSATE LA POLVERE

 

 

 

«Se moriamo con lui, con lui anche vivremo»

 

II TIMOTEO 2,11


LA POLVERE DEL PASSATO

 

Chi sei? In quali termini ti definisci? Per rispondere a queste domande è assai probabile che tu debba fare riferimento alla tua vita passata, a un passato già vissuto ma al quale indubbiamente sei legato e ti è difficile sfuggire. Quali termini ti descrivono? Sono forse delle piccole etichette che sei andato accumulando tutta la vita? Quante volte hai risposto: non posso farci niente sono fatto così, sono timido, sono nervoso, sono pigro, dimentico tutto, sono goffo, non so cantare. Certi termini di connotazione non sono impropri ma è improprio l’uso che se ne fa. Mettersi un’etichetta non può essere una scusa per non crescere. È facile e molto comune servirsi di quel marchio come di una giustificazione per rimanere identici. «Mettetemi un’etichetta e mi avrete annullato» scrisse Soren Kierkegaard. Se l’individuo si sente tenuto a non smentirla, l’Io cessa di esistere. Ciò è vero anche per le etichette che ci mettiamo da soli. Potresti annullarti, negarti, identificandoti con tuoi «marchi di fabbrica» invece che col tuo potenziale di crescita. Potresti cominciare a sbrogliare e sciogliere le funi che ti tengono avvinto al passato, ed eliminare le espressioni sterili dette apposta perché tu possa restare quello che sei da sempre. La polvere del passato è la «tomba» della nostra crescita personale, se sei un prodotto finito e messo via, hai cessato di crescere. 

 

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